Picc e Pala

venerdì 26 ottobre 2012

Villa Minozzo: firme contro il ripetitore

Riceviamo dal comitato "Saldine per la decisione virtuosa" e pubblichiamo
“Quell’antenna deve essere realizzato in un altro posto”: lo chiedono con forza gli oltre 200 cittadini di Villa Minozzo che hanno firmato una petizione in cui dimostrano tutta la loro contrarietà al progetto “di un nuovo ripetitore per telefonia mobile dell’azienda telefonica H3G dietro un pagamento di un canone annuo di 10mila euro previsto in località Saldine”.
A causare lo scontento dei cittadini sarebbe la vicinanza del luogo prescelto sia ad “abitazioni con piccoli e anziani,  sia di un centro di cura e riposo per bambini e diversamente abili”.
Ciò che i firmatari chiedono è una revisione del progetto, da concordare con la cittadinanza. “Non ci siamo opposti alla realizzazione del ripetitore – ribadiscono – ma chiediamo prudenza nel fare determinate scelte che riguardano anche la salute dei cittadini”.
Secondo quanto riportato dal comitato "Saldine per la decisione virtuosa", il sindaco Fiocchi avrebbe affermato che vi sarebbero “più di 150 i metri in linea d'aria di distanza dalla casa più vicina”, ma i cittadini smentiscono con decisione: “A noi risulta che i metri siano circa 105-110 dalla casa più vicina. Circa un terzo in meno: non briciole. Siamo stupiti di questa risposta e chiediamo al sindaco di verificare meglio con i suoi tecnici – affermano - Noi discutiamo la scelta di concedere l'installazione dell'antenna in un terreno a 105 metri circa dalla prima casa, a 120 metri dalla seconda e a 130-135 metri circa dalla Casa Protetta. Ci sono bambini che giocano in un prato che è a 80 metri da dove sorgerebbe l’antenna. Chiediamo al sindaco: lui si sentirebbe tranquillo se i suoi bambini o nipoti giocassero a così poca distanza dal ripetitore?”.
Ad aumentare le preoccupazioni di quanti hanno siglato la petizione, poi, c’è anche “un’antenna per telefonia di altri operatori, già installata nelle vicinanze delle prime case coinvolte”. Ma dove potrebbe sorgere il nuovo ripetitore? Il comitato indica “diverse aree pubbliche” lungo la “strada che collega Villa Minozzo a Montefelecchio. Perchè non installarlo lì, lontano da abitazioni?”. 

domenica 12 agosto 2012

C'E' UNA SINISTRA OLTRE IL MONTISMO


Ho molto apprezzato l’articolo di Marco Revelli apparso alcuni giorni fa sul manifesto. Condivido l’esigenza di dare corpo ad uno spazio pubblico di sinistra, che dia una risposta in avanti alle domande di cambiamento che non trovano soluzione nelle ipotesi politiche ad oggi presenti. Ritengo urgente fare un passo in avanti e scrivo queste note per aprire un dialogo esplicito, al di fuori di inutili diplomatismi.
1) Il governo Monti non è una parentesi ma un vero e proprio governo costituente. Se, come ci insegna Carl Schmitt, “sovrano è colui che decreta lo stato di emergenza”, Monti oggi incarna un potere sovrano che attraverso la produzione di paura e rassicurazioni sta realizzando in Italia una rivoluzione iperliberista e la contemporanea passivizzazione di massa. L’obiettivo perseguito è la sistematica distruzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, del welfare e la privatizzazione del complesso del patrimonio pubblico. La stessa recessione provocata dalle misure assunte dal governo e dalle forze politiche che lo sostengono, diventa parte integrante di questa azione, basata sull’annichilimento della popolazione, sullo shock per dirla con Naomi Klein.
2) Il carattere costituente dell’azione del governo proietta i suoi effetti ben al di la della sua durata temporale. Le misure assunte ristrutturano i rapporti sociali così come definiscono i confini delle politiche economiche. Il combinato disposto tra inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione e approvazione del Fiscal Compact non esauriscono la loro efficacia nei prossimi mesi. Rappresentano un vero e proprio binario obbligato, destinato a fissare per i prossimi anni la politica economica di ogni governo in carica. Il taglio del debito pubblico di 45 miliardi ogni anno per vent’anni è una camicia di forza che inchioda l’Italia a politiche iperliberiste, ben al di la della durata del governo Monti. Una volta messo il binario, dal treno in corsa ci si può affacciare dai finestrini di destra o di sinistra, si ha l’impressione di vedere un paesaggio diverso, ma la direzione è predeterminata.
3) Questo processo è intrecciato con una ristrutturazione dell’Europa che vede il proprio perno nell’uso politico della speculazione e nel ruolo di dominus della BCE. Le ultime scelte dei vertici di capo di stato e della BCE puntano infatti ad un doppio obiettivo: da un lato governare l’euro evitandone la deflagrazione. Dall’altro aumentare la capacità  di pressione sui singoli paesi attraverso un commissariamento di fatto della politica economica e di bilancio. In questo contesto non è per nulla da escludere che il governo Monti arrivi a firmare un memorandum con l’Europa che determini un ulteriore vincolo per i futuri governi italiani.
4) In questo contesto è del tutto evidente che la proposta politica del PD, di unire moderati e progressisti nel governo del paese, non potrà che muoversi sui binari fissati da Monti, producendo minime variazioni sul tema. La valutazione negativa della proposta politica del PD non ha quindi un carattere astratto o pregiudiziale ma è data dal merito concreto della stessa. Le politiche insite nell’accettazione del Fiscal Compact sono destinate ad impoverire il paese, a  stravolgere il quadro politico, sociale ed istituzionale costruito dopo la seconda guerra mondiale e basato sinteticamente sulla democrazia parlamentare, sullo sviluppo del welfare e sulla presenza decisiva del movimento operaio e sindacale. A scanso di equivoci non penso assolutamente che centro destra e centro sinistra siano la stessa cosa o avviano la stessa politica. Penso che il sostegno al governo Monti e la proposta politica avanzata dal PD – sia sul piano dei contenuti che sul piano delle alleanze – non ha nulla a che vedere con la soluzione dei problemi del paese e con l’uscita a sinistra dalla crisi.Il punto oggi non consiste nell’interpretazione progressista del montismo ma nella radicale messa in discussione della strada imboccata dal governo Monti. Occorre mettere in discussione il Fiscal Compact e le politiche di stabilizzazione europee come fanno le sinistre in Europa, da Syriza al Front de Gauche, da Izquierda Unida alla Linke, per non citare che le più conosciute.
5) Per questo ritengo necessario costruire oggi in Italia uno spazio pubblico di sinistra che abbia un progetto radicalmente alternativo di costruzione dell’Europa. Non si tratta di costruire una piattaforma estremista ma di prospettare una uscita a sinistra dalla crisi che sappia intrecciare una politica alternativa sia sul piano europeo come su quello nazionale, come ha saputo fare Syriza in Grecia. I temi dei diritti del lavoro, dei beni comuni, dello sviluppo del welfare, dei diritti civili, della democrazia partecipata e della riconversione ambientale e sociale dell’economia rappresentano nodi centrali da affrontare. Questo progetto può realizzarsi solo se è capace di aggregare e di attivare il complesso delle soggettività che oggi in Italia si pongono sul terreno dell’alternativa di sinistra. Questa è la condizione per poter avanzare al paese una proposta politica chiara e credibile, che sia percepita come una opportunità e non come una residualità.
6) Io penso che oggi non esista alcuna forza politica organizzata – a partire da quella di cui faccio parte – che possa candidarsi a rappresentare da sola questo progetto. Per aggregare il complesso delle forze di sinistra e di alternativa che vi sono nel paese – e non sono poche – occorre dar vita ad un processo consapevolmente plurale in cui convergano esperienze diverse. Occorre costruire uno spazio pubblico in cui chi opera in un partito,  una associazione come Alba, in un comitato, in un sindacato, in un movimento o semplicemente chi vuole impegnarsi per costruire l’alternativa, possa trovare il luogo ove costruire collettivamente. Non voglio fare elenchi perché ogni lista rischia di escludere piuttosto che includere. Occorre essere consapevoli del carattere plurale e pluralista di questa costruzione: non esiste oggi una cultura politica, una forma organizzata, una visione generale, che possa racchiudere il tema dell’alternativa o possa pensare di imporre agli altri e alle altre il proprio punto di vista o la propria prassi politica. Il rispetto della differenza e il riconoscimento della pari dignità dei diversi percorsi può e deve essere il punto fondante questa possibilità così necessaria. Propongo quindi di agire consapevolmente per la costruzione di una lista unitaria di sinistra che abbia nella democrazia, nella partecipazione e nel pluralismo politico- culturale il tratto distintivo e costituente. Non possiamo ripetere le tragiche esperienze della sinistra arcobaleno. Il carattere democratico e partecipato, basato sul principio di “una testa un voto” e non sulla contrattazione tra stati maggiori deve caratterizzare questo processo al fine di decidere programmi, modalità di presentazione alle elezioni, candidati. Federare, confederare, operare una tessitura politica decidendo democraticamente mi pare il percorso che dobbiamo intraprendere.
7) Dobbiamo quindi costruire un percorso democratico di formazione di una soggettività plurale della sinistra che abbia l’obiettivo esplicito di dar vita ad una lista per le prossime elezioni politiche. Questo percorso ha difficoltà a partire se non vi è un segnale politico chiaro. Questa esigenza è oggi largamente sentita nel paese ma non riesce a darsi forma finché non vi è la chiara apertura del processo. Siamo come in una situazione di sospensione: occorre che vi sia un atto costituente per far si che la soluzione “precipiti”. L’atto di partenza però non può contraddire le caratteristiche del processo: nessuno può convocare qualcun altro. E’ necessario che il segnale di partenza sia visibilmente plurale e unitario. Per questo mi fermo qui. Propongo a Marco come a tutti e tutte coloro che possono pensare di contribuire a dare questo segnale di ragionare insieme su come farlo, nel più breve tempo possibile. Io penso che a settembre dobbiamo dare questo segnale e dobbiamo essere in grado di far partire il processo di aggregazione: per costruire l’opposizione a Monti, per costruire una lista per le prossime elezioni, per ricostruire una sinistra degna di questo nome nel regno del montismo.
Paolo Ferrero

domenica 22 luglio 2012

Sentenza eccezzionale

Accogliamo con vero piacere le sentenze 199 e 200 del 20/07/2012 della Corte Costituzionale che di fatto  affermano che l’esito referendario del 11-12 giugno 2011, non riguardava solo l’acqua, ma tutti beni pubblici, come rifiuti e trasporti locali pertanto l’art. 4 della manovra di Ferragosto del governo Berlusconi, che obbligava gli enti pubblici, sotto la minaccia del commissariamento, alla vendita ai privati dei beni comuni è illegittima, in quanto contraria alla volontà popolare espressa in modo inequivocabile nei referendum solo poche settimane prima.
 Ciò significa che ogni svendita di pubblici servizi, non sarà più giustificabile dal fatto che fosse la suddetta legge ad imporla, ma rappresenterà una precisa scelta politica delle giunte e dei consigli comunali, scelte delle quali dovranno rendere conto ai cittadini. Ci auguriamo quindi che il Comune di Villa Minozzo e i vari comuni montani liberi da ogni balzello e leggi incostituzionali avvii al più presto i percorsi necessari al fine di ripubblicizzare i beni comuni partendo dal servizio idrico integrato.
Pierpaolo Prandi, Segretario Circolo Prc "Montagna"

venerdì 20 luglio 2012

No alla chiusura degli uffici postali!

Il partito della rifondazione Comunista  della zona montana ritiene doveroso sottolineare la gravità della possibile soppressione degli uffici postali di Gazzano, Civago e Gatta Gli uffici postali rappresentano da sempre, soprattutto nelle frazioni più piccole e nei punti più decentrati del territorio, un servizio anche di carattere sociale, si tratta di servizi di estrema importanza, soprattutto per le categorie più deboli dei cittadini, come ad esempio gli anziani.  A nostro avviso Poste Italiane non rispetta le esigenze delle imprese e dei cittadini, tra l'altro PI ha chiuso con un bilancio attivo che quindi non giustifica tali scelte. Dopo i numerosi tagli alla sanità, al diritto allo studio e ai trasporti pubblici, il governo attuale continua a mantenere i privilegi di pochi e a massacrare, tramite l’aumento della pressione fiscale e l’abolizione di servizi, la maggioranza della popolazione.  Quello del nostro partito è un appello a tutte le istituzioni per impedire la soppressione degli uffici postali di Civago, Gazzano e Gatta e di tutti i territoti più decentrati.
Pierpaolo Prandi, Segretario Circolo Prc "Montagna"

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